
Cavalcando lo sconvolgente successo del biopic Bohemian Rhapsody, i Queen si stanno godendo un'ondata di celebrità come nessun’altra nella loro carriera.
Ma sotto la polvere di Hollywood, c'è il pericolo che un'altra storia venga oscurata: una storia di audacia musicale, di creatività, mentalità artistica che hanno reso il loro rock e il pop oltraggioso tanto quanto improbabile appariva la loro unione.
Mentre si preparano al grande tour con Adam Lambert, Brian May e Roger Taylor fanno il punto: "Sapevamo quello che volevamo. Era solo questione di ottenerlo"
MOJO n. 308/2019 - collezione privata - Traduzione di Cristina Merlo
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FREDDIE MERCURY HA SEMPRE REGALATO GRANDI POSE.
L'artwork per il film Bohemian Rhapsody lo ritrae di profilo sul palco a Wembley nel 1986 (ma in realtà è tratta dal Live Aid). Ma Mercury aveva messo a punto le sue mosse sin dalla prima volta che I Queen furono ripresi da una telecamera.
Nell'agosto del 1973, si esibirono in due canzoni per un video promozionale agli Elstree Studios. La società di management dei Queen, Trident, si era estesa nel campo della produzione video. “Eravamo ragazzi precoci che volevano mostrare la loro merce” dice il chitarrista Brian May.
Alcuni secondi di Liar, una favolosa combinazione di riffs stile Led Zeppelin e rock progeressivo rococò, Freddie si immobilizza di profilo, la gamba piegata a 90 gradi, i gomiti protesi, la testa piegata all'indietro. Una grande posa.
Sia che si esibisse con una tunica alata in satin durante gli anni 70, sia che intrattenesse il pubblico al Live Aid come un' imbonitore in canottiera, Mercury amava le telecamere ed era ricambiato. Gli sarebbe piaciuto quindi diventare una star del cinema? “Non credo che Freddie avrebbe avuto la pazienza” dice il batterista Roger Taylor. “Freddie non era il tipo da rifare la stessa cosa due volte”
Nel 2019
Freddie Mercury e i
Queen sono diventati una sorta di star del cinema. Il 24 Febbraio, il film sulle loro vite ha ricevuto 4 Oscars, incluso quello a Rami Malek per la sua sorprendente interpretazione del cantante
dei Queen.
Ma mentre Bohemhiam Rhapsody si 'nutriva' della vita personale di Farrock Bulsara, nato a Zanzibar, e della sua trasformazione nella rock star più barocca di sempre, la colonna sonora a malapena sfiora la superficie della band di cui era il frontman, mentre ancora esplora l' hard rock, faux-opera, funk, synth-pop e ciò che Brian May chiama 'l'universo differente' della loro collaborazione con David Bowie, Under Pressure.

Oggi, May e Taylor sono entusiasti del successo del film (oltre 900 milioni di dollari di incasso in tutto il mondo). Avendo affrontato la sua tormentata nascita, inclusa la sostituzione del regista Bryan Singer all'ultimo minuto, si sospetta che abbiano anche tirato un gran sospiro di sollievo.
Dalla scomparsa di Mercury nel
1991, dovuta alle complicazioni dell' AIDS e dal ritiro dalla vita pubblica del bassista
John Deacon, May e Taylor sono
rimasti i soli custodi della sua eredità artistica e del suo ricordo.
I tour dei Queen con il finalista di American Idol,
Adam Lambert, riempiono le arene, il loro musical We Will Rock you viene replicato da 12 anni nel West End di Londra (? NDR) e ora il loro biopic ha scatenato gli Oscar.
La storia dei Queen non ha mai fine. C'è sempre un altro capitolo.
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Nel frattempo Brian May, 71 anni, è un uomo in perpetuo movimento: sia che debba fare promozione in video a Bohemian Rhapsody, sia online a proposito delle ultime immagini della NASA di una remota fascia di asteroidi.
Chiedigli degli inizi dei Queen e potrebbe descriverti qualche distante avamposto nella galassia: “Molto fumoso, molto buio e molto misterioso”, apparentemente.
Quanto accuratamente cattura , il film, il momento della svolta nella carriera dei Queen?
Molto bene. Non poteva rappresentare tutto ma molte delle canzoni chiave ci sono. I primi tempi erano molto frammentati tuttavia. Abbiamo potuto registrare il nostro primo album (Queen - 1973) ai Trident Studios, nei momenti più strani, quando non erano già prenotati da qualcun altro. Per questo quel periodo mi appare sempre un po' frammentato.
Il primo singolo dei Queen, Keep Yourself Alive, contiene molti elementi familiari: le chitarre sovrapposte, le grandi armonizzazioni. Il suono dei Queen è emerso già in quella forma?
No, ma credo che Keep Yourself Alive sia la prima vera canzone in stile Queen. Sfortunatamente, a parte in pochi luoghi come il Giappone, non ha avuto molta risonanza. Ci era stato detto, “Ci impiega troppo a partire, ragazzi. Prima che parta la prima strofa cantata ci vuole più di mezzo minuto”. Così quando abbiamo realizzato il secondo album abbiamo pensato, “Bene, glielo facciamo vedere noi...”
C'è un grande balzo in avanti da Queen a Queen II, come se la band volesse recuperare terreno.
Sapevamo cosa volevamo, era solo questione di riuscire ad ottenerlo. Per il secondo singolo, Seven Seas of Rhye, si è concretizzato tutto volutamente nei primi 10 secondi , chitarre, armonie, voci e ha funzionato. Le radio l'hanno trasmessa. Ma per il resto dell'album Queen II abbiamo pensato che avremmo provato di tutto. Stavamo provando a spingere tutto oltre il suo limite come la canzone di Freddie, The Fairy Feller's Master-Stroke, che proteva essere creata solo in studio.
Le tue influenze come scrittore sono diverse da quelle da chitarrista?
E' una combinazione di cose. Siamo stati tutti esposti all'influenza dei primi cantanti rock n'' roll come Elvis Priesley e Buddy Holly, ed è tutto là. Penso anche che ci fosse molto materiale che aspettava di uscire dai tempi della mia infanzia. Ero un fan fedele dei The Temperance Seven, che erano al limite del jazz tradizionale (nei primi anni 60). Sono stato profondamente influenzato dal modo in cui arrangiavano i loro pezzi armonicamente. Quello è presente in tutto ciò che ho realizzato da allora.
Doing All Right, che era originariamente una canzone degli Smile, la band pre-Queen di cui facevate parte tu e Roger Tyalor, è presente nella colonna sonora del film. Gli Smile si sono formati nel 1968 ma i Queen sono nati negli anni 70.
Ci sono un po' di postumi degli anni 60 nei Queen. Il nostro particolare Flower Power (movimento Hippy anni 60). Ero immerso in quell'atmosfera. L'unica cosa che non ho fatto è stato assumere droghe. Ma ci sono state anche queste nuove ondate di British rock, con i Led Zeppelin e gli WHO, alle quali sentivamo di appartenere ma eravamo troppo giovani. Idolatravamo quei gruppi e ci chiedevamo se saremmo riusciti a farlo anche noi.
Il modo di suonare il piano di Freddie Mercury era una caratteristica importante dei Queen. Il suo stile si accostava più ai musical di Broadway piuttosto che, diciamo, a Rick Wakeman. Quanto ti ha influenzato?
Enormemente. Freddie era un pianista unico nel suo genere e non si è mai reso conto di quanto fosse bravo. Il suo modo di suonare era percussivo e ritmico, come un metronomo ma con sentimento. Dita incredibili.
Ha cambiato il vostro modo di scrivere canzoni o ha valorizzato degli elementi che esistevano già?
Ci siamo influenzati vicendevolmente. Quello era il segreto dei Queen. Abbiamo fatto tira e molla gli uni con gli altri, senza pietà. Avevamo un rapporto familiare. Non era sempre piacevole come non lo sono sempre le famiglie. A volte ci siamo detti cose terribili ma abbiamo ottenuto il meglio gli uni dagli altri.
Questa famiglia è ben rappresentata nel film?
Per me sì, c'è stato un momento cruciale in cui io ero in sala controllo, Freddie era in studio e io continuavo a chiedergli di provare cose diverse, e disse “Fanculo, caro. No, io ho finito.
Poi tornava in sala controllo, riascoltava tutto e diceva “E' spazzatura” e la rifaceva. Avrebbe fatto lo stesso con me molte volte quando stavo provavo a registrare un assolo: “ Provala un'altra volta, caro”. Quelle cose ci hanno aiutato a crescere come gruppo.
Il quarto album dei Queen, A Night At The Opera, è spesso chiamato il vostro Sgt. Pepper. Potremmo tracciare una linea tra, diciamo A Day In The Life e Bohemian Rhapsody?
Eravamo tutti grandi fan dei Beatles. Non so se A Day In The Life fu un'influenza cosciente, ma sono sicuro che ci sono dei legami. A quei tempi pensavo che fosse la nostra Stairway To Heaven perchè attraversa molte sensazioni diverse tra loro.
Da quel momento, tutti e quattro i Queen hanno scritto canzoni. Decidere quali avrebbero fatto parte dell'album era un processo democratico?
Era una battaglia. E' il motivo che fa sciogliere le band. Ci furono molte discussioni sul contributo che ognuno aveva dato.
Eravamo come quattro pittori, ognuno con il proprio pennello, e una sola tela a disposizione. Ci furono dei conflitti ma li abbiamo superati.
News Of The World e Jazz rappresentano la vostra fase 'imperiale'. Avavete delle grandi hit incluse We Are The Champions, We Will Rock You ma ci sono canzoni di quel periodo che furono trascurate?
Ce ne sono molte di cui non si parla. Sleeping On The Sidewalk (da News Of The World) è un piccolo gioiello e una vera partenza. I Queen non hanno suonato spesso il blues e lo abbiamo anche fatto completamente live e in modo istintivo, un' altra cosa che non accadeva spesso. Non ho mai voluto che venissimo giudicati solo dai nostri singoli. Siamo sempre stati una band da album.
Don't Stop Me Now, tuttavia, è più conosciuta oggi di quanto lo fosse nel 1978.
Era una hit minore, ma la vita di quella canzone è in crescita.
Penso che finirà per diventare come le altri grandi canzoni dei Queen di sempre. E' bello vedere come le persone la accolgono ora. Immagino sia per l'ottimismo del testo.
Una volta hai detto a MOJO che non ne eri entusiasta, poiché “il testo rappresentava qualcosa che stava accadendo a Freddie, qualcosa che pensavamo lo stesse minacciando” . Forse il suo stile di vita. La pensi ancora così?
Ho detto quelle cose? (ride). C'era una sensazione netta che stessimo perdendo Freddie o la paura di perderlo che ha condizionato il modo in cui percepivo quella canzone in quel periodo, probabilmente pensavo che fosse anche un po' frivola, ma sono andato oltre ormai.
Il film contiene molte licenze artistiche: i Queen che suonano Fat Bottomed Girls del 1978 durante un tour americano del 1974.
Sei sempre sembrato molto pignolo per i dettagli, ti ha infastidito?
Oh, ricordo di aver sollevato un polverone per quello, “No, è la canzone sbagliata per quel periodo!”.
Ma mi sono seduto con i responsabili del film e mi hanno spiegato che quello che devi fare è raccontare la storia. Quindi queste cose non sono errori. Li hanno fatti volutamente.
La gente è troppo pignola? Bohemian Rhapsody non è un documentario.
No, non lo è. E' un tentativo di ritrarre Freddie Mercury come musicista ed essere umano.
Quindi ogni discussione riguardo a come avrebbe dovuto portare i baffi in un momento preciso è uno spreco di fiato. (ride)
I baffi sono al posto sbagliato se lo pensiamo nei termini di un documentario, ma per raccontare la storia che volevamo sono nel posto giusto.
Presumibilmente ti sei sentito allo stesso modo quando il film mostra Freddie Mercury che racconta alla band di essere ammalato prima del Live Aid. Nella realtà ve lo ha confidato molto tempo dopo.
Sì, ma farlo in quel modo avrebbe richiesto un'altra ora di film. Per questo ci siamo presi delle libertà.
O piuttosto loro, i realizzatori del film, lo hanno fatto.
Ho imparato questo sulla realizzazione di un film. Tu porti una storia con te e la custodisci ma quando sei d'accordo per venderla non è più tua.
La Fox è proprietaria di questo film, armi e bagagli, ma ci hanno sempre trattato con grande rispetto.
Qualche volta abbiamo detto:“Non lo puoi fare” e loro dicevano: “Ok, non lo faremo.” e altre volte “Sì possiamo perchè eravamo tutti d'accordo di raccontare così la storia”.
Avete registrato The Game (1980) e Hot Space (1982) mentre vivevate insieme a Monaco. Lo stile di vita della band ha influito sulla musica?
Assolutamente corretto. Lo puoi sentire in quegli album. E' il suono di noi che isoliamo da tutti gli altri e siamo finiti fuori controllo.
C'era troppo da bere.
Ma abbiamo anche sviluppato un differente approccio nel realizzare le basi musicali. Abbiamo imparato a lasciare degli spazi. Abbiamo sfoltito tutto, per fare in modo che le radici rock dei Queen suonassero in modo diverso.
Questo riduzione all'essenziale risalta in Another One Bites The Dust e in Under Pressure. Come consideri oggi quelle canzoni?
Ero perfettamente d'accordo con Another One Bites The Dust. Ricordo che Roger non voleva suonare la batteria in quel modo. Ma Roger la suonò nel modo in cui John la voleva facendo in modo che risultasse molto rhythm 'n' blues, o disco se preferisci.
Ha realizzato un magnifico loop di batteria.
Under Pressure è arrivata da un'universo differente.
Queen e David Bowie sono una storia a parte. In quel momento non ero felice riguardo il mix.
Guardando indietro, penso ancora che sia una canzone molto speciale.
La tua opinione sui Queen o la musica sono cambiate da quando hai visto il film?
Suppongo di sì, ma non riuscirei ad essere specifico su cosa in particolare.
Guardare me stesso da fuori mi ha fatto sentire un po' diverso direi. Era meraviglioso guardare Rami che si trasformava in Freddie, e Gwilym Lee che catturava così tanto del mio essere.
La sua interpretazione di te è soprendente.
Lo è. E perfetto nel linguaggio del corpo e nella voce. Nella realtà la sua voce non assomiglia affatto alla mia ma è riuscito ad ingannare i miei ragazzi.
Hanno pensato ingenuamente che lo avessi doppiato io nel film.
Prima stavi parlando della 'preoccupazione di poter perdere Freddie'. Il film suggerisce che i Queen si fossero sciolti prima del Live Aid. Si avvicina alla realtà?
Di nuovo, è compresso per il bene della storia da raccontare e molte cose sono state lasciate fuori. Le nostre relazioni personali hanno tutte sofferto da allora. Freddie si era allontanato così tanto che pensavamo non sarebbe tornato indietro. Normalmente avremmo preso tutti una pausa e realizzato i nostri progetti ma saremmo comunque rimasti in contatto con la nave madre, così la chiamavamo davvero. Ma Freddie si è estraniato per un po'. Non sono bravo con le date. Se il Live Aid era nel 1985, allora questo accadde diverse volte nei primi anni 80.
Abbiamo davvero esitato nel fare il Live Aid.
E' stato a causa di Freddie?
Non solo di Freddie. Dovevamo considerare se fossimo in buona forma per farlo. Sarebbe stato più semplice non farlo perchè le probabilità di fare brutta figura erano alte.
Un po' come se io suonassi sul tetto di Buckingham Palace per il Giubileo (ride). Ma senza il pericolo non ci sono brividi.
Nel periodo in cui la band ha inciso The Miracle, avete deciso di accreditare ogni canzone ai 'Queen'. Vi ha reso la vita più semplice?
Sì, lo ha fatto. Da allora abbiamo capito di essere più forti insieme che separati. In ogni caso ogni sistema ha i suoi difetti. Ci sono stati momenti in cui tutti noi abbiamo pensato di aver dato via troppo. Se si tratta di chi ha scritto la canzone, ad esempio I Want It All, direi “Sì sono stato io”.
Poi devo ricordare, “Oh, aspetta. Nei credits dice che è dei Queen” Sono onesto, c'è ancora un po' di quel sentimento.
Ci sono canzoni di quell'ultimo periodo a cui sei particolarmente affezionato?
Winter's Tale e Mother Love, che si trovano entrambe su Made In Heaven (1995). Winter's Tale è stata l'ultima canzone scritta da Freddie. Sapeva di non avere molto tempo e raccontava della bellezza del mondo. Non è affatto sdolcinato. Dopo che è mancato, ho decido che nessuno potesse toccarla finchè Roger e io non decidemmo di portarle a termine. Mother Love è l'ultima apparizione di Freddie in studio. E' difficile spiegare quello che è accaduto durante quegli ultimi giorni. Tutti i problemi di Fred venivano lasciati fuori dallo studio. Siamo diventati una famiglia incredibilmente unita.
Ti manca scrivere per i Queen?
Qualche volta. Abbiamo parlato di poter scrivere delle canzoni con Adam Lambert. Ne è stato discusso.
Ma non so se lo faremo.
Siamo una squadra live e ci preoccupiamo di valorizzarci al massimo sul palco. Ciò significa suonare le canzoni che tutti conoscono.
Quindi il pensiero di registrare nuovo materiale viene accantonato sullo sfondo.
Non voglio che i Queen diventino un pezzo da museo, ma ora lo show è una celebrazione del nostro lavoro, e funziona davvero.
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ROGER TAYLOR, 69 anni, i capelli argentati, barba da moschetttiere e panciotto dandy, saluta MOJO dal suo studio casalingo.
E' un locale ben attrezzato, un pianoforte a coda appena dentro, un arsenale di chitarre e fotografie incorniciate sulla parete, che ripercorrono la cronologia del viaggio dei Queen attraverso gli anni.
A Roger piace venire qui ad armeggiare e ha appena finito di mettere a punto un nuovo singolo,
Gangsters Are Running This World. Roger Taylor è della specie più rara: un batterista cantante che scrive canzoni . Ha contribuito con delle canzoni in ogni album dei Queen tra cui Sheer Heart Attack, Radio Ga Ga, A Kind Of Magic e These Are The Days Of Our Lives.
Taylor colpì nel segno già dall'inizio quando l'inno per gli appassionati di auto I'm In Love With My Car diventò il lato B di Bohemian Rhapsody.
Nel film, il personaggio di Taylor, viene mostrato mentre discute con i suoi colleghi quando gli dicono che la canzone non è abbastanza buona. Nella vita reale ha avuto l'ultima parola.
“Bohemian Rhapsody vende milioni di copie e Roger ottiene le stesse royalties di Freddie” Brian May ha in seguito borbottato su Q Magazine. “
Ci sono state discussioni per anni su questo aspetto”.
Taylor è il più naturalmente esuberante dei mebri rimasti dei Queen. Comunque, l'ultima volta che MOJO ha parlato con lui nell'agosto 2013 (ebbene si, abbiamo tradotto anche questa intervista. La trovate
QUI!!), si era quasi messo le mani nei capelli quando gli abbiamo chiesto dell'andamento sulla vicenda del film. A quel punto della storia l'attore Sacha Baron Cohen era appena stato sollevato dal ruolo di Freddie Mercury. Nonostante alla fine sia andato tutto per il meglio si sospetta che nessuno dell'organizzazione dei Queen potesse immaginare che il biopic avrebbe vinto un Oscar, figuriamoci quattro.
“
Lo so”, concorda Taylor, con lo stessa voce graffiante che ha quando canta. “
E' davvero straordinario”.
La colonna sonora ricorda al mondo quanto foste diversi come scrittori di canzoni.
Abbiamo avuto diverse influenze, ma avevamo anche certi gruppi in comune che ci piacevano. Specialmente Brian, Freddie e io all'inizio eravamo appassionati della stessa musica.
Brian May ha citato i The Temperance Seven...
Oh no! I TheTemperance Seven non era roba per me. Erano i Led Zeppelin, gli Who e Hendrix. John Deacon era diverso, anche prima di appassionarsi al funk. Quando lo abbiamo conosciuto a John piacevano gli Yes. Piacevano anche a me. Ma John li amava davvero molto. Tales From Topographic...o qualcosa del genere. Un po' troppo progressivi per me. Ricordo anche di aver avuto un' accesa discussione con lui su John Lennon verso Paul McCartney. John era un grande fan del lavoro solista di McCartney. Era uscito Ram è John lo adorava mentre io ero un grande fan del primo album solista di John Lennon. I gusti di John erano proprio diversi.
La tua canzone Modern Times Rock 'n' Roll contenuta nell'album di debutto Queen parla della “consumata scena Rock 'n' Roll”. Sei sempre apparso come il ragazzo arrabbiato dei Queen.
Lo ero un pochino. Modern Times...era un po' trash. Ho sempre pensato che Tenement Funster, che ho scritto per il terzo album, Sheer Heart Attack, era migliore. Brian mi ha suggerito di rifarla live quando saremo di nuovo in giro. Sono d'accordo. E' abbastanza breve e non troppo faticosa per la mia età.
Vi sentivate come se i Queen stessero lottando per ottenere il loro marchio sui quei primi abum?
Sì perchè eravamo molto ambiziosi. Guardavamo ai Led Zeppelin in special modo, perchè arrivavamo proprio dietro di loro. Queen II era un bell'album. Sheer Heart Attack era qualacosa di più. Killer Queen era incredibilmente ben realizzata. Dio quanta attenzione per i dettagli ci ha messo Freddie!
Le idee musicali di Freddie Mercury a volte venivano dall'esterno. Le avete sempre condivise?
Sempre. All'inizio avevamo anche accettato che Freddie fosse l'autore più prolifico. Ascolta pezzi come Bring Back That Leroy Brown. Non so nemmeno come descriverei quella musica. E' musica black? Vaudeville?...Cos'è?
A parte Bohemian Rhapsody, quale canzone della metà degli anni 70 rappresente i Queen al loro meglio?
Avevamo previsto che A Night At The Opera e A Day At The Races fossero come un tutt'uno. Ho adorato il sound che abbiamo ottenuto in A Day At The Races, specialmente in Somebody To Love ma anche con The Millionaire Waltz. Quella canzone non era molto popolare per la critica, ed è probabilmente il motivo per cui mi piace, e non viene mai trasmessa in radio. I vari livelli sono semplicemente meravigliosi, Freddie nella sua forma migliore.
I Queen hanno fatto due tour, inclusi gli Stati Uniti nel 1974, con i Mott The Hoople. Vi hanno influenzato?
Sì, loro ci hanno portato in America. Ian Hunter (il frontman dei Mott) lo aveva già fatto prima quindi abbiamo imparato davvero tanto e forse abbiamo preso in prestito qualche idea.
Abbiamo cominciato a vedere persone che venivano specificamente per vedere noi in posti come New York, Detroit, Boston.C'è una frase nel film dove Rami parla degli “emarginati” (“Siamo quattro emarginati malassortiti che suonano per altri emarginati. I reietti in fondo alla stanza”.)E' vero. Ricordo delle suore sui pattini a rotelle e ogni sorta di persone dall'aspetto esotico venire ai nostri concerti.Credo che anche il nome della band avesse qualcosa a che fare con questo.
I contrasti nello stile di scrittura divennero palesi quando i Queen ,dopo Bohemian Rhapsody, hanno fatto uscire You're My Best Friend di John Deacon nell'estate del 1976.
Cosa pensavi di quella canzone?
Non mi ero opposto.You're My Best Friend era pop e leggera, ma riuscivo a vedere il suo potenziale commerciale. Anche se non ne puoi essere sempre sicuro.
Non mi sono mai opposto nemmeno ad Another One Bites The Dust. Solo non pensavo sarebbe stata una hit (ride).
Don't Stop Me Now è quella che ci ha sopreso tutti. Non era una gran canzone in quel momento. Freddie l'ha scritta al pianoforte e Brian ha dovuto trovare il modo di inserire la chitarra. Non penso sia una delle nostre migliori canzoni ma mi piace ciò che esprime, “Call me Mr. Fahrenheit”. E' divertente ed è diventata una sorta di grido di battaglia.
Il tuo modo di scrivere tende ad essere più heavy...
Sì, ho sempre amato Sheer Heart Attack (in News Of The World). Ho cominciato a scriverla mentre registravamo l'album Sheer Heart Attack, ma non ero riuscito a finirla in tempo.
Nel momento in cui l'ho terminata si stava facendo strada il genere punk. Ma quella canzone è uscita prima. I Foo Fighters ne fanno un'ottima versione. Sheer Heart Attack sembra una canzone dei Foo Fighters.
Brian May descrive il periodo di Monaco sia creativo che edonistico. Lo ricordi allo stesso modo?
Mi ricordo le partite di Scarabeo notturne (ride) e altre cose che accadevano, naturalmente. A Monaco siamo andati negli stessi club insieme ogni sera. Anche se, ad un certo punto, Freddie ha preferito andare nei 'suoi' club. Penso che stare lontani da casa ci abbia resi più forti.
E' stato positivo. Monaco ci ha costretti a stare insieme.
Da allora avete anche infranto la regola dei Queen 'No Sintetizzatori'.
Sì, è stata colpa mia. Sono stato il primo a prendere un sintetizzatore. Freddie era molto interessato “Oh, che cosa fa?” ha cambiato il modo in cui facevamo le cose.
Le canzoni di Freddie e John Deacon nell'abum Hot Space hanno condotto la band nella direzione del pop/funk. Ne eravate contenti?
Ho sempre odiato quella copertina ma musicalmente Hot Space era OK.
Adoro ancora Under Pressure.
Mi sono divertito a lavorare con Bowie e avrei voluto poter fare di più insieme anche se non credo tutti si siamo divertiti quanto me. Il singolo Body Language, e il video non incotravano molto il mio gusto. Quello era Freddie che esplorava la musica dei gay club, il che era lecito. M
a anche una delle rare occasioni in cui pensai fosse stato un po' egoista con il video.
Noi altri tre eravamo relegati sullo sfondo.
Ti è mai capitato di dire qualche volta “Freddie, come diavolo ti sei vestito?”
No, Freddie mi faceva ridere. Come potevi non ridere di un uomo in calzamaglia con scollatura a V e scarpette da ballo?
Non mi è mai nemmeno importato dei suoi mini shorts con le paillettes. Sono sincero. L'unica cosa che non è piaciuta era il video di It's A Hard Life. Non è il nostro video più bello e Freddie sembrava un gambero gigante.
Come è stato guardare l'attore Ben Hardy impersonare te nel film?
Leggermente inquietante. Ben ha fatto un ottimo lavoro. Ma se c'è qualcosa su cui sono stato critico è per alcuni vestiti che non ho mai indossato. Ma non è colpa di Ben. Erano gli abiti che gli venivano dati. E poi non hanno riprodotto molto bene i miei capelli (ride).
L'interpretazione di Brian da parte di Gwilym è straodinaria, Rami è stato convincente con Freddie, e Joe Mazzello, che aveva il ruolo di John ha azzeccato i suoi manierismi ma lo reso un po' troppo snob. Deacy era di Leicester e aveva un po' di accento del nord. Ma tutti sono stati fantastici. Devono aver guardato ore di nostri video.
Sai se John Deacon ha visto il film?
Non ne ho idea. Non abbiamo più alcun contatto con John.Mi chiedo se uno dei suoi ragazzi sia andato a vederlo. Chi lo sa?
E' difficile ora immaginare Sacha baron Cohen interpretare Freddie Mercury.
Sarebbe stato un film completamente diverso. Sacha voleva i nani con la cocaina sulla loro testa e..sodomia (ride). Mio Dio!
Volevamo fosse un film per famiglie, qualcosa che tutti potessero vedere. E passato attraverso 17 cambi di sceneggiatura.
Ti tinfastidiscono le imprecisioni sui fatti accaduti?
Non direi che mi infastidiscono. So che Freddie non ci ha confidato di avere l'AIDS prima del Live Aid. Ce lo ha detto nella sua stanza da letto molto tempo dopo. L'importante è che sia accaduto e non raccontiamo bugie. La cronologia dei fatti non importa molto.
Il film finisce con il Live Aid. Era stato un momento speciale in quel periodo?
C'è un momento durante We Are The Champions dove il pubblico ondeggiava all'unisono come una cosa sola, come un campo di grano e ho pensato “ Oh Ok.” Tornai da Freddie più tardi e ad un certo punto quella sera gli ho detto “ Sai una cosa Fred, penso che siamo stati davvero bravi”. Non avevo idea di dove ci avrebbe portati il Live Aid.
Sarebbe corretto dire che quel concerto ha ringiovanito i Queen?
Sì. Ci ha dato una seconda possibilità. Dopo quello la canzone A Kinf Of Magic è diventata una hit nel 1986 ma penso fossimo coscienti del fatto che stavamo realizzando un album pop. Prima, con The Works (1984), anche se Radio Ga Ga diventò una hit, non registravamo le canzoni perchè volevamo specificamente fossero delle Hit.
Mettevamo semplicemente le canzoni migliori nell'album.
Quindi avete avuto un approccio diverso in seguito?
Sì, ad essere onesto provo sentimenti diversi circa il condividere i crediti per la scrittura delle canzoni su quegli ultimi album. Ho scritto The Invisible Man e Breakthru perchè fossero delle hit. Volevamo avere delle hit per restare sulla cresta dell'onda negli anni 90. Innuendo (1991) era un po' più 'pesante' ma è impossibile dire come avremmo proseguito il nostro percorso se Freddie fosse stato vivo.
Come vedi oggi Made In Heaven?
Mi piace, Sono stato io quello che ha voluto cominciarlo. Brian in particolar modo era riluttante.
Ma quando abbiamo riascoltato la voce di Freddie che tornava da noi nella sala controllo, ha fatto la differenza.
Freddie voleva che noi facessimo più musica possibile mentre era ancora vivo. Non voleva che ci fermassimo.
E mentre Bohemian Rhapsody continua a dare lustro alla loro leggenda sembra che i Queen non abbiano intenzione di fermarsi. C'è in programma a breve un 'viaggetto' negli Stati Uniti con Adam Lambert e degli show, chiamati Rhapsody Tour, annunciati recentemente anche in Australia e Nuova Zelanda per febbraio 2020. “Possiamo dare ad Adam qualunque canzone dei Queen e lui la sa cantare” dice Taylor. Lambert appare anche in un piccolo ruolo come comparsa nel film, nella parte del camionista che attira Freddie in un bagno pubblico. “Sì, quello è Adam”dice Taylor sorridendo. Freddie Mercury non avrebbe mai fatto la stessa cosa due volte ma Hollywood non funziona in quel modo. Sicuramente vi avranno già contattati per un sequel?
“Ma quale sarebbe la storia?” dice Taylor. “Sono tentato di lasciare tutto come è”.
“Ne stiamo parlando” ammette Brian May. “C'è una scuola di pensiero che dice 'lascia perdere'. Un'altra che pensa 'sono successe molto cose dopo il Live Aid'. Al momento sono contento di fermarmi. C'è più musica e altri film da poter fare, cose diverse da fare nella vita.”
Questa scena sta volgendo al termine ma i titoli di coda del film tragi-comico chiamato Queen devono ancora arrivare.
“E' bello ricordare alle persone che siamo ancora qui” dice Roger Taylor “Che siamo ancora vivi”.
Una sola parola appare sullo schermo: 'Continua...'
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