IL TASTIERISTA DEI QUEEN, SPIKE EDNEY, PARLA DEL LIVE AID E DI COME ERA DAVVERO FREDDIE MERCURY
L'arma segreta dei Queen condivide 35 anni di ricordi, dalle partite a Trivial Pursuit con Freddie Mercury alla scoperta di Adam Lambert alla TV
Rolling Stone - Agosto 2019

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E' quasi impossibile individuare Spike Edney nel video della leggendaria esibizione dei Queen al Live Aid, ma se mettete in pausa le riprese alla fine di 'Hammer To Fall' al minuto 12:22 riuscirete a vederlo sullo sfondo.

E' il ragazzo con i capelli scuri che suona la chitarra accanto ad un muro di tastiere. I Queen lo avevano ingaggiato un anno prima per supportarli con le tastiere, piano, cori e chitarra ritmica ed è insieme a loro da allora, aiutandoli per qualunque cosa dal concerto tributo a Freddie Mercury del 1992 allo stadio di Wembley fino al musical We Will Rock You, il tour e l'album a metà anni 2000 con Paul Rodgers e il lavoro con Adam Lambert tuttora in corso.

Edney ha giocato un ruolo fondamentale durante tutte queste iniziative negli ultimi 35 anni ma molti fans non conoscono nemmeno il suo nome.

Così, in un momento di pausa del gruppo dal Rhapsody Tour in America, abbiamo telefonato a Edney per ascoltare le storia del suo lungo sodalizio con la band, come è stato essere sul palco del Live Aid, come ha scoperto Adam Lambert ad America Idol, e cosa riserva il futuro per il gruppo.

Come sta andando il tour?

La parola giusta è fantastico, credo. I due tour  precedenti sono stati una curva ascendente e Bohemian Rhapsody (il film n.d.r.) li ha portati ad un altro livello. Credo che il pubblico l'altra sera (New Orleans) fosse uno dei più chiassosi che abbia mai sentito. Sembra che tutti lo stiano davvero apprezzando.

Voglio sapere un po' della tua storia musicale. Qual è il primo concerto che hai mai visto?

Mia madre mi portò a vedere i Beatles per il mio dodicesimo compleanno. Era il 3 Dicembre 1963 al Portsmouth Guildhall, nella mia città natale.

A che età hai capito che avresti voluto fare questo mestiere?

Fu quel giorno.

Raccontami dei tuoi primi ricordi riguardo ai Queen, di quando ti sei accorto di loro.

E' stato leggendo di loro sul Melody Maker (rivista musicale n.d.r.) nei primi anni 70. Rimasi, prima di tutto, indignato per il nome (ride). “Come osano mettersi sullo stesso piano della Famiglia Reale?”
La prima canzone che ho sentito era “Now I'm Here”. Sono un amante del soul. I miei eroi sono Stevie Wonder, Sly e Family Stone.
In quel periodo ero attratto più dalla musica americana che da quella britannica.  pompose capigliature e le camicie satinate del glam rock non facevano per me.
Preferivo gli Earth, Wind and Fire, che indossavano comunque camicie satinate, suppongo.

Poi ascoltai i Queen ad un concerto in radio e li ho ignorati ed etichettati all'inizio come una band heavy metal con complicati arrangiamenti. Mi piaceva “Now I'm Here' perchè non seguiva uno schema di scrittura usuale. Non era stata scritta come una banale canzone pop, cosa che in molti cercavano di fare a  quei tempi. Ma non ero un loro fan. Ero un osservatore interessato.

Li hai visti in concerto negli anni 70?

No. Li ho sentiti in radio invece. Mettevano nei loro album tutte queste multitracce di chitarra e armonie, ma ovviamente non potevano replicarle durante i live. Così ho sempre pensato che fosse un po' deludente da un punto di vista della produzione. Ero un musicista infastidito e pensavo “Se non puoi farlo nel modo giusto, perchè lo fai?”. Era invidia. Ecco cos'era.

Ti sei ritrovato in tour con i Dexys Midnight Runners (band inglese attiva alla fine degli anni 70 n.d.r.) dopo la hit 'Come On Eileen”. Come è successo?

Ho suonato live il trombone per un periodo. Ho lavorato con I Duran Duran, i Dexys e i Boomtown Rats di Bob Geldof negli anni 80.

E' stata un'esperienza divertente con i Dexys?

No davvero. C'erano tre o quattro altri elementi ingaggiati come me, la sezione dei fiati e il bassista. Le persone che durante il percorso si erano ritirate o non volevano più partecipare venivano rimpiazzate oppure si aggiungevano nuovi elementi. Avevano la loro band con molto ritmo ed energia e il tutto era dominato dal cantante (Kevin Rowland). Quando vieni ingaggiato e ti trovi in quella situazione, devi tenere la bocca chiusa, restare a guardare e fare il tuo lavoro. Voleva completa e pura lealtà, un po' come Trump.

Raccontami di quando ti sei unito ai Queen. Sono sempre stati in quattro fino al tour del 1982. Hanno collaborato con due tastieristi  ad un certo punto in quel tour. Come sei entrato nel 'quadro' del tour successivo?

Se la memoria non m'inganna, il primo tastierista fu Morgan Fisher. Ha litigato con Freddie. Credo che un giorno gli avesse sottratto lo champagne e la Limousine e se ne andò.

Grosso sbaglio.

Con Fred direi che fu un grosso sbaglio. Quella è la leggenda comunque. Poi ingaggiarono Fred Mandel (per la leg americana e giapponese del tour), che stava suonando con Alice Cooper. Non so come lo abbiano trovato, ma fu assunto. Era il mio predecessore. Ha portato a termine il tour che avrebbe dovuto completare Morgan Fisher. 

Dopo il leggendario tour in Sud America (qui la narrazione non torna, visto che il tour era del 1981),  si presero una pausa e andarono a Monaco per completare 'The Works'.
Mandel fu coinvolto in quelle registrazioni. Lo si trova in 'Radio Ga Ga' e 'I Want To Break Free'.
Nel momento in cui erano pronti per il tour non era più disponibile.
Forse era impegnato con un concento a cui non poteva sottrarsi.

Non so cosa accadde, ma gli serviva qualcuno. E' tutta una questione di trovarsi nel posto giusto al momento giusto. Stavo suonando a Londra in un bar e un membro dello staff dei Queen entrò, una persona che avevo conosciuto 10 anni prima. Chiacchierammo un po'...'che cosa ci fai qui' ecc. ecc.

Gli chiesi: “Che cosa fai?” Mi rispose: “Sto lavorando per Roger Taylor. I Queen hanno bisogno di un tastierista. Vuoi il lavoro?” E dissi: “Certo, naturalmente.”

Ovviamente quello non è il modo in cui vanno queste cose di solito. Normalmente ti presenti nel luogo stabilito con altri 200 tastieristi, aspetti il tuo turno e poi torni a casa ad aspettare la telefonata  nella quale ti dicevano che non eri stato scelto.

Qui fu diverso. Andai dove mi avevano indicato, entrai e fui intervistato dal leggendario Gerry Stickells. Lui è uno dei grandi uomini del rock 'n' roll. Purtroppo ci ha lasciati quest'anno (leggi QUI un ricordo del manager).

Mi disse: “Hai il passaporto?” Risposi di sì. E disse:”Sei disponibile per un tour mondiale?” Risposi di sì e disse: “Ok, lunedì voli a Monaco e cominci le prove.” Ho risposto: “Cosa? E' ridicolo! Cosa succede se non gli piaccio?”. Mi rispose: “In quel caso martedì ritorni indietro.” Ed eccoci qui, 35 anni dopo.

Buona parte del tuo lavoro, oggi come allora, era di ricreare il suono degli album sul palco meglio di quanto potessero fare loro in quattro, giusto?

Sì. Ed è andato migliorando strada facendo, ovviamente. Quando arrivai, non so cosa avessero fatto a livello vocale i miei predecessori, ma John non cantava e Brian cantava solo quando era vicino al microfono, il che accadeva per il 50% del tempo, e Roger era il corista imprigionato. 

Improvvisamente mi trovavo là e c'erano tre voci anziché due e un pezzettino. Poi cominciai ad utilizzare un'antiquata macchina chiamata vocoder, che fu usata per 'Radio Ga Ga'.
Puoi cantare nel microfono e rinforza le parti vocali mentre suoni.
Quello aggiunse un certo spessore, ma fu sempre un peccato non poter ottenere alcune di quelle armonie lussureggianti che avevano creato.
Ma ora è cambiato tutto perchè abbiamo sei persone sul palco e io sono il peggior cantante tra di loro.
Possiamo ottenere quegli elementi ora.

 

 

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Avverto come se Freddie per la gente sia quasi diventato più un mito che una persona in carne ed ossa. Com'era il vero Freddie rispetto a quello dell'immaginario?

Le persone che lo conoscevano davvero sono i tre ragazzi della band, Jim Beach e Mary Austin. Erano quelli più vicini a lui ed erano con lui durante la transizione da pop star a megastar. Com'era?
Poteva essere una diva. Era molto divertente e poteva essere molto diffidente. Era anche abbastanza timido. Liberava la rock star che era in lui sul palco ma fuori dalle scene preferiva la vita tranquilla.

Questo è il Freddie che conoscevo. Penso che i giorni selvaggi se li fosse lasciati alle spalle dal 1984. Poi era così famoso che era molto difficile per lui uscire pubblico. La sua vita era un luogo appartato in cui permetteva solo a certe persone di farne parte. Per un periodo, sono stato invitato ai party a casa sua.
Quando eravamo in giro con i tour e non poteva uscire, ci ritrovavamo in hotel e salivamo nella sua suite a giocare a Trivial Pursuit. Molto rock 'n' roll!

Era bravo?

Oh sì. Era molto competitivo nei giochi da tavolo. Scarabeo era il suo forte e anche per Roger. Erano solito fare grandi sfide a Scarabeo. Roger ancora oggi si diverte a giocarci.

Ricordi quando hai sentito parlare per la prima volta della possibilità si suonare al Live Aid?

Le cose andarono così. Facendo parte dei Boomtown Rats di Bob Geldof, sono andato in tour con loro mentre cominciavo a lavorare con i Queen. Al temine del tour europeo di Works, il singolo del Band Aid (Do They Know It's Christmas?) uscì nel Natale del 1984 e fu un grande successo. Dopo tornai dai Queen per il Rock in Rio. Poi ci fu un'altra pausa e ho fatto alcune date con i Boomtown Rats. Era il marzo o aprile del 1985. Suonavano la canzone della Band Aid ogni sera a fine del concerto. Infatti raccoglievano secchiate di monete a favore della causa ad ogni show.

Durante quel tour ero seduto sul bus e Bob Geldof mi disse: “Sto per organizzare un concerto e ci saranno tutte queste band, Led Zeppelin e questo e quello...” Io dissi: ”E come potrà funzionare?” Rispose: “Lo faremo a Londra e in America.” Dissi: “Non succederà mai. E una cosa troppo complicata da mettere in piedi.” Fu insistente sul fatto che sarebbe successo. Disse: ”Voglio che tu lo chieda ai Queen da parte mia.” Risposi: ”Perchè non glielo chiedi tu?”. Mi disse: “Se li chiamo, gli parlo della questione con entusiasmo e mi rispondono di no..quello mi farebbe arrabbiare.

Glielo chiesi a suo nome. Volammo verso la Nuova Zelanda per un tour e a cena dissi:” Geldof mi ha chiesto se siete interessati a questa ridicola proposta di suonare allo stadio di Wembley e in America nello stesso momento.

Credo fu John Deacon che disse: “Perchè non ce lo chiede lui?” Risposi:”Non appena conoscerà la vostra risposta, lo farà.” Ecco cosa accadde.

Parlami delle prove e come avete pensato a condensare uno show di 2 ore in 20 minuti.

Sai cosa? E' solo con il senno di poi che le cose appaiono essere così grandi, importanti ed iconiche.

A quel tempo, eravamo ben rodati e pronti a suonare.”Quanto tempo abbiamo?” “Venti minuti” “Cosa possiamo fare in 20 minuti?” Beh, i Queen erano famosi per il medley, quindi fu ovvio che avremmo eseguito un grande medley. Ci chiedemmo: “Quali sono le migliori frecce al nostro arco? Cosa piacerà alla folla? Adoreranno 'Bohemian Rhapsody' e 'Radio Ga Ga' perchè è la hit del tour.”
Una volta seduti là e stilato l'ordine dei brani che avremmo eseguito, si trattava soltanto di prendersene cura.
Detesto deludere chiunque. Non c'era un disegno superiore. Era solo buonsenso.

Non riuscivo a credere che quel giorno tutte quelle noiose band non avessero fatto come noi, come non avessero proposto più canzoni famose nei loro set.

Era sconsiderato. Abbiamo fatto la cosa con il buonsenso. Tutti gli altri sembravano non aver colto il senso dell'evento”.

Durante l'esibizione, avvertivate che fosse qualcosa di rivoluzionario?

No, era solo un concerto. Ne eravamo compiaciuti. Era giorno. Non c'era produzione. Come ho detto, eravamo ben rodati. Contrariamente a quanto il film riporta, che ritornavano su un palco perchè non avevano suonato insieme per due anni. Semplicemente non era quello il caso. Abbiamo suonato in tour per 6 mesi prima ed eravamo molto uniti.

Era solo questione di fare delle modifiche ed è quello che abbiamo fatto. Abbiamo elaborato e ci siamo detti ”Ok, qual è il nostro miglior arsenale? Il primo pezzettino di 'Bohemian Rhapsody' fino all'assolo di chitarra e poi 'Radio Ga Ga'. “L'unica canzone suonata per intero o quasi è stata 'Hammer To Fall' . Poi abbiamo suonato 'Crazy Little Thing Called Love' con  me che suono il piano sul davanti grazie a Fred, ma le telecamere non mi hanno inquadrato.




Trovi che le persone non credano molto che tu fossi là perchè non riescono a vederti nelle riprese?

Sì, è così.

Io sono riuscito a mettere in pausa in diversi momenti e a vederti.

C'è un nanosecondo dove mi vedi camminare dalle tastiere sul retro al piano di fronte. Mi sono seduto e ho suonato tutta 'Crazy Little Thing Called Love' e non un solo scatto ha ripreso quel momento. Ma guarda e conta quanti scatti ci sono di Roger Taylor.
Non ce ne sono.
 
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Come fu il tour del 1986?

Quello fu il risultato del Live Aid. La loro popolarità era in ascesa ed era uscito 'Highlander'. Passammo dal suonare neli palazzetti come nel tour del 1984, agli stadi. Credo sia pazzesco che abbiano messo in vendita i biglietti per Wembley e che siano stati venduti tutti così velocemente, che abbiano aggiunto Knebworth come fanalino di coda.
E quello fu, naturalmente, l'ultimo concerto di Freddie e l'ultima esibizione dei veri Queen. E non lo hanno ripreso. Da allora hanno ripreso ogni singolo cosa.

Che cosa ti riporta alla mente lo show di Knebworth quando ci ripensi?

Ti dirò a cosa mi riporta. Tutti si sono goduti e hanno adorato il volo di andata in elicottero, non appena il concerto è terminato hanno preso l'elicottero per il ritorno. Io decisi di rimanere perchè nel backstage, la fine di un tour è una grande fiera piena di modelle in topless. Ed ero l'unico rimasto là!
Ho delle foto. Poi rientrai a casa. Ero single a quel tempo perciò non era un problema.

E' interessante che nei due tour con i Queen originali negli anni 80 non sei mai stato in Nord America. Non uno show.

Fu perchè Hot Space  non venne recepito molto bene.
Alle origini di 'Another One Bites The Dust' si erano addentrati nel campo del soul/disco/funk e non è stato accolto positivamente sebbene suonandola oggi, sia davvero molto bella.

Ma a quel tempo non fu digerita molto bene. Così in America cambiarono direzione e quando 'Radio Ga Ga' venne pubblicata non andò troppo bene, seguita poi da 'I Want To Break Free' che MTV si rifiutò di mandare in onda perchè erano travestiti da donne. MTV non colse la gag culturale, mentre tutti in Europa capirono a cosa si riferiva la messinscena.

Le Tv americane non colsero affatto il senso dello scherzo e non la mandarono in onda.
Direi che hanno certamente sofferto la mancanza di una traino. Loro dissero:”Che senso ha andare là e suonare per un pubblico in calo quando possiamo suonare per il resto del mondo per un pubblico in crescita?

Sei stato molto coinvolto nel concerto tributo a Freddie nel 1992, giusto?

Sì. Sono stato molto coinvolto in quell'evento da quando è stato detta la parola 'Facciamolo'.
Da qualche parte ho un pezzo di carta con tutti i nomi originali.
Abbiamo stilato una lista dei desideri di tutti i nomi di quelli che pensavamo avrebbero potuto suonare e cosa avrebbero cantato. Subì alcuni cambiamenti, ma non molti veramente.

Ricordo che ero in uno studio a nord di Londra, un luogo per le prove delle dimensioni di una portaerei. Guardai in basso ed era come in una sala d'attesa del medico con David Bowie, Annie Lennox, Elton John e Robert Plant. Erano tutti seduti là aspettando il loro turno. Fu molto divertente e surreale!

Hai ricongiunto David Bowie e Mick Ronson quella sera, incredibile. Ci sono stati molti momenti magici durante quello show.

E' stato un concerto di cui andare fieri. Ne sono stato molto contento. Sono andato molto bene. Un po' come il Live Aid.
L'atmosfera, in termini di rispetto mostrato verso gli altri artisti, era di non competitività. Ecco cosa accadde anche al tributo a Freddie. Ci fu molto rispetto.

Immagino fosse dolce e amaro perchè deve essere sembrata la fine della band, come se non ci fosse modo di continuare senza Freddie.

Tutti si sentivano in quel modo. Parallelamente a quello Roger aveva dei pezzi da solista che voleva pubblicare e Brian fece uscire il suo album solista. Era come dire “Quel tempo è finito, questa è una storia nuova con i progetti solisti.
Rimase così fino al 2004. Un periodo abbastanza lungo.

Sei andato in tour con Brian solista e la sua band negli anni 90. Come sono stati quei tour?
Immagino che lo sentissi un po' come una retrocessione dopo aver suonato in una grande band come i Queen.

Potresti percepirlo in quel modo, ma con i Queen non era solo suonare. Ho fatto anche molte altre cose. Era la vita di un mercenario. Nonostante tutto potevo dire: ”Bene, i tour di Brian suonavano per un pubblico più ridotto, ma era sempre uno sballo. Dovevamo suonare alcuni grandi pezzi. Era solo un'impostazione diversa".
E poi ho incontrato alcuni amici nella band. Era come uscire con un gruppo di amici di cui Brian era il frontman.

Il risultato fu che nel 1994, ho preso in prestito la band di Brian, Cozy Powell, Neil Murray e Jamie Moses e ho fondato la mia band (Spike's All Star) e c'erano tutti.

Ora, eccoci qui a 25 anni da allora che ancora andiamo in giro. A settembre celebreremo il nostro 25imo anniversario con degli show nella mia città natale, Portsmouth giovedì 12 e al London Shepherd's Bush Empire sabato 14 e tutto il ricavato sarà devoluto a supporto del Mercury Phoenix Trust per HIV/AIDS. (vedi www.sasband.com per i dettagli)

John Deacon ha abbandonato le scene alla fine degli anni 90. Hai parlato con lui recentemente?

No, non lo vedo da anni. E' come un recluso. Personalmente non lo vedo dalla serata inaugurale di We Will Rock You a Londra nel 2002.
 

Ti manca?

Sì. Andavamo molto d'accordo. Abbiamo la stessa età. Sono giovane solo di un paio di mesi rispetto a lui. Durante quel primo tour abbiamo passato molto tempo insieme.
Avevamo gusti musicali molto simili. Anche lui è un grande fan del soul. Ci siamo legati molto su quello.
Era sempre pronto ad uscire e io ero pronto ad uscire per vedere luoghi nuovi poiché era la mia prima volta in giro per il mondo con loro. Mi manca molto, sì. Ma ha scelto la sua strada.
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Raccontami di come è nato il progetto Paul Rodgers Queen.

Beh, si torna indietro a quando Paul Rodgers era il cantante dei Free e i ragazzi dei Queen erano grandi ammiratori di quella band. Lo ero anche io.
Ho visto suonare i Free al Festival dell'isola di Wight un paio di volte. Ero un grande fan di Paul Rodgers.

Accadde che ci fu uno di quegli show TV dove si inventavano dei premi farlocchi solo per raccogliere un po' di persone da portare sul palco e farli esibire. In realtà non significava nulla. Paul non aveva una band e i Queen non avevano un cantante così il produttore disse :”Suonereste 'All Right Now' per Paul se lui cantasse 'We Are The Champions' per voi?”.
Probabilmente ci fu molto più di questo ma la sostanza del discorso fu quella. Erano suoi grandi ammiratori e risposero: “Certo, se lui vuole”. osì facemmo una prova, cantò e fu grandioso.
Suonammo e nella fase successiva eravamo in tour. Ha funzionato molto bene.

Io, personalmente, amo il suono della voce di Paul Rodgers. Ha fatto un lavoro fantastico cantando le canzoni di un'altra band quando ciò che realmente vuole è cantare blues e soul.
So che molti non erano così entusiasti. Io penso che fu grandioso. Tutt'oggi adoro il suo lavoro.

Ho sentito dire da Roger che amava Paul Rodgers come cantante, ma che lo sentiva un po' troppo blues per il loro repertorio.

Per alcuni pezzi certamente. Alcune canzoni non gli calzavano bene. Ma per quelle che ha cantato, ha dato il massimo. Credo gli si debba riconoscere il dovuto rispetto per essersi preso una tale responsabilità perchè avrebbe potuto andare male e ritorcerglisi contro, penso che ne sia uscito con molto rispetto, da me in ogni caso.

Quando quel tour terminò, hai pensato che forse fosse la fine?

Penso sempre che sia la fine. Non riuscivo a vedere nulla all'orizzonte che potesse accadere. Non vedevo come o perchè avrebbero potuto farlo.

Ho visto Marc Martel su YouTube e sembra proprio Freddie, ma voi non volete un'imitatore.

No, quella è l'ultima cosa che vuoi perchè poi diventi una tribute band,. Non vuoi che la gente dica: “E' proprio come Freddie ma non è Freddie”. Il fatto è che Adam (Lambert) non assomiglia a Freddie ma è un cantante favoloso e le persone hanno messo da parte i pregiudizi e dicono:”Ok, non è Freddie, non ha la stessa voce di Freddie, non assomiglia a Freddie ma è terribilmente bravo a fare il suo mestiere.

Raccontami il tuo primo ricordo quando lo ha sentito cantare

Mia moglie è stata la prima a sentirlo. Eravamo a Joshua Tree, ero seduto fuori dalla nostra piccola baita, il nostro nido d'amore e mi disse:”Farai meglio a venire dentro a vedere questa cosa.” chiesi: “Cosa?” e mi rispose:”American Idol”, e io:”Non ho bisogno di vederlo. Non c'è niente per me lì” ma ribattè:”No, vieni dentro.

Entrai per riempire il mio Martini e colsi appena l'ultimo minuto di lui che cantava 'Whole Lotta Love'. Quando arrivò alla fine pensai “Eccoci, è qui che si vede quanto vale.” Cantò la strofa finale e gli è volato attraverso. Senza sforzo. Ho pensato:”Wow, ci vuole del talento per essere in grado di cantarla con una tale sicurezza.” Poi l'ho cercato su Google e la prima cosa che ho trovato era lui che cantava 'Bohemian Rhapsody' a cappella alle audizioni. Ho inviato una mail dicendo: “Ho trovato qualcuno per i live'.

A chi l'avevi inviata?

A Roger. Non so a che settimana fosse della programmazione ma ovviamente per quando arrivò il momento della finale ai Queen fu chiesto di esibirsi con i due finalisti, che erano Adam e l'altro ragazzo di cui nessuno si ricorda (Kris Allen).

L'accordo era siglato in quel momento e proprio là. Erano al corrente di lui perchè Roger lo aveva tenuto d'occhio dal momento in cui gliene ho scritto. Quindi si unirono insieme e Adam è naturalmente un uomo affascinante in più canta come pochi sanno cantare. L'universo ha messo insieme gli elementi.

Non hai mai avuto dubbi sul fatto che potesse essere troppo giovane o altro? 

No.
Per me la questione era solo come cantava e il fatto che assomigliasse ad Elvis in TV. Ho pensato:”Non puoi sbagliare con lui. Un Elvis gay che canta le canzoni dei Queen? Dov'è il rovescio della medaglia? Non c'è.

Come furono le prime prove con Adam?

Indolori. La prima cosa che abbiamo fatto insieme sono stati gli MTV Europe Award a Belfast.
Ancora una volta all'ordine del giorno c'era un medley di un gruppo di canzoni. A quello seguì un'altra esibizione all' iHeart Radio Festival a Las Vegas. Quelle due esibizioni provarono davvero che aveva il piglio e la presenza scenica.

Questi ragazzi amano lavorare molto velocemente. Non amano perdere tempo né passarne troppo a lavorare su qualcosa. O funziona o viene scartato. Fortunatamente Adam si è dimostrato abbastanza preparato.
Quando dicemmo:”Proviamo questa” lui era sul pezzo. Non abbiamo dovuto passare molto tempo ad interromperlo per correggerlo. Era anche molto bravo ad ascoltare le indicazioni. Capì velocemente che ero un utile alleato perciò tenne gli occhi su di me tutto il tempo.

Potevo fargli un cenno o lanciargli un'occhiata per dargli un indizio ogni tanto o quando qualcosa stava per accadere. Abbiamo avuto un buona connessione musicale sul palco.
L'abbiamo ancora ma ora conosce tutti i trucchi. Non ha più bisogno di guardarmi.

Come è stato lo show in Ucraina? Quello fu il primo vero concerto che avete fatto insieme a lui. Deve essere stato snervante.

Lo è stato veramente perchè non ci fu quasi alcun soundcheck. Elton John uscì prima di noi perchè doveva andarsene e recarsi da un'altra parte. Noi lo seguivamo, il che rappresentava un gran richiamo. Era un pubblico enorme. Non so quanto grande ma si allungava attraverso la piazza e giù nelle strade su ambedue i lati con la gente che guardava dagli schermi, perciò fu una cosa eccezionale e snervante, ma ha superato l'esame. Tutti lo abbiamo superato.



Il primo tour americano era quasi sconosciuto. La band non suonava in America dal 1982 (In realta fecenero un tour con Paul Rodgers nel 2006, NDR).
Immagino che i promoter fossero un po' titubanti

Abbiamo avuto fede, ma c'era questa cosa che aleggiava tra il pubblico. Qualcuno disse.”Quello non è Freddie. Cosa pensano di fare?” Un sacco di recensioni recitano ancora:”Se non c'è Freddie nei Queen, che senso ha andare a vederli?” Quello era l'atteggiamento di molti vecchi fans. Ma una volta che videro Adam sul palco e quanta nuova linfa mise nel cantare le canzoni, li conquistò. E guarda dove siamo oggi.

Ha anche richiamato i suoi fans ai concerti che probabilmente non conoscevano molto dei Queen.

All'inizio il pubblico era frammentato tra i vecchi fans dei Queen che arrivavano con le braccia conserte dicendo: ”Di che cosa si tratta? E i fans di Adam che dicevano: ”Chi è questa vecchia band che si è aggregata a lui?” Poi c'erano alcuni dei figli dei fans dei Queen che sono cresciuti ascoltando gli album dei loro genitori. Ora è tutto molto cambiato. Siamo arrivati ad un punto in cui dal 90% al 95% del pubblico che si presenta non ha mai visto Freddie Mercury esibirsi dal vivo con i Queen.

Ma lo hanno visto sullo schermo e conoscono le canzoni perchè sono entrate nella consapevolezza di molti grazie agli spot in TV, agli eventi sportivi o qualsiasi altro mezzo, quindi tutti conoscono una mezza dozzina di canzoni dei Queen anche se non se ne rendono conto.

Guardo fuori e vedo dei teenagers in lacrime quando parte 'Fat Bottomed Girls'. E poi ci sono le persone anziane che sono orgogliose di poter dire: 'Li ho visti nel 1975' o cose del genere.
Cantano tutti insieme con lo stesso entusiasmo. Si incrociano generi e generazioni ed  è ciò che hanno sempre fatto in un certo senso. I Queen non sono mai stati alla moda, e non sono mai stati davvero fuori moda.

Roger e Brian sembrano molto felici durante gli show.
Hanno trascorso molti anni in cui non hanno avuto modo di suonare quelle canzoni in pubblico, e finalmente ora lo possono rifare. E' una vera conferma del lavoro di una vita.

Lo è. E' la musica che conta davvero. Ecco perchè sono là, ma per loro è molto gratificante riuscire a fare sold out al Madison Square Garden e girare il mondo. Continuano a parlare di aggiungere più pezzi poiché ci stiamo avvicinando all'anno prossimo. E' magnifico. Sono entrambi settantenni. Io non ci sono lontano. E' anche una sfida, fisicamente, fare uno show come quello.

Stiamo arrivando alla fine di questa corsa. Credo che tutti siano pronti a riposarsi qualche settimana e a prendersi del tempo libero. Ma non vediamo l'ora  di tornare a New York a settembre (per il Global Citizen Festival)

Come ti sei sentito quando ti hanno parlato della possibilità di un film sui Queen?

Hmm.. diffidente. E ad essere onesto....penso che Rami Malek è fantastico e merita l'Oscar. Ha fatto un lavoro straordinario. Ma ciò che Hollywood fa con questo tipo di storie è rimescolarle per adattarle alle esigenze drammatiche del copione. Quindi...è una versione della verità.  Diciamo così.

E' stato strano guardarlo da fan e pensare: “Aspetta un minuto. Non hanno scritto 'We Will Rock You' negli anni 80. E non si sono sciolti prima del Live Aid.”

Sì, tutta quella roba. E' come funziona il moderno intrattenimento. Arriva in TV e diventa la verità.

Sono sicuro che è stato strano guardare in quel modo  eventi ai quali hai partecipato.

Ho dovuto mordermi la lingua, lo ammetto, ma quello è il modo in cui si fa intrattenimento popolare. Dobbiamo farci i conti. Il modo in cui viene prodotta la musica, cantanti che non sanno cantare fanno dei successi. Vengono fatti dei film e i fatti sono presentati come loro vogliono che siano.

La cosa buona è che il film ha introdotto i Queen ad un intero nuovo pubblico. Facevate una solo serata al Garden , ora sono due.

Sì! La curva era già in ascesa dal precedente tour. La commerciabilità e la forza di trazione erano in continua crescita nel momento in cui  più e più persone si sono affezionate ad Adam e dicevano: “E' una brav'uomo nel fare questo.” Ma poi il film ha allargato le prospettive. Penso che potrebbero andare in tour per il resto delle loro vite. Questo tour potrebbe andare avanti per sempre. Ma non sarà così. 

E' interessante guardare fuori e vedere le persone cantare vivacemente insieme a noi ogni canzone che c'era nel film, non lo era vederli senza espressione.

Come è cresciuto Adam come cantante e performer in questi nove anni che ha accompagnato la band?

E' se stesso quando deve esibirsi e ha imparato a gestire quel sottile confine tra il rispetto per Freddie, la storia della band e il presentarsi con il suo stile. Non prova ad essere nessun altro.
Lui è Adam Lambert che canta le canzoni dei Queen. Ha sempre avuto il piglio. Ha sempre avuto la presenza scenica, ma ora riesce anche a divertirsi.

Cosa prevede il futuro? Riesci a vedere una versione dei Queen con Adam Lambert dopo Roger e Brian? Potrà andare avanti?

Wow. Questa è un concetto interessante che non mi aveva nemmeno sfiorato. Non lo so. Wow. Mai dire mai a nulla, giusto? Se il mercato c'è per qualcuno che si esibisce con quella musica, qualcuno arriverà e farà quella musica. Sotto quale forma sarà non lo saprei dire. E questi ragazzi non hanno ancora finito. Si guardano intorno e quando vedi cosa fanno ancora gli Stones...Una volta dicevi: “Spero di morire prima di invecchiare.” Ora non è più così, vero? Penso che possano sedersi insieme a casa a fare nulla oppure andare in tour in giro per il mondo e passare dei momenti favolosi.
Io so cosa farei.

Per finire, quanto volte pensi di aver sentito la canzone 'Bohemian Rhapsody' in tutta la tua vita?

Troppe (ride). Assolutamente troppe!

 

 

 

 

 

 

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