Continuano le interviste di Brian May e Roger Taylor in occasione dei festeggiamenti per i 40 anni di carriera dei Queen e in concomitanza con l'inaugurazione della mostra fotografica Stormtrooper in Stilettoes il prossimo 25 Febbraio a Londra, cosi come continua l'attività frenetica di Queenheaven per trovare e proporvi la maggior quantità di contenuti ed informazioni sugli eventi di questi giorni e dei prossimi mesi. Davvero una marea di nuovi articoli e di speciali che cerchiamo di offrirvi a tempo di record e che, ovviamente, trovate solo qui.

Dopo l'intervista a Q Magazine, l'intervista a Brian May e Kerry Ellis, l'intervista a David Wigg ed in attesa dell'intervista a Brian MaQuesta volta vi presentiamo una breve intervista che il duo ha rilasciato al Sunday Times Culture che, attraverso le dichiarazioni di Brian e Roger, ripercorre in breve gli inizi della carriera dei Queen e richiama alla memoria i passi fondamentali che portarono alla nascita di un gruppo divenuto ormai leggenda.

Sul forum osservazioni e commenti:

http://freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=9671178

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I Queen quest'anno compiono 40 anni di carriera e, per festeggiare, stanno per ripubblicare i loro primi cinque album.

Brian May e Roger Taylor raccontano al giornalista Rob Fitzpatrick la storia del gruppo, la collaborazione con Bowie, e quanto ancora gli manca Freddie.

Freddie Mercury una volta ha descritto le canzoni della sua band come "rasoi usa e getta. Usali tesoro, poi buttali via".

Eppure, a 40 anni dall'uscita di Queen, il loro omonimo primo LP, questo scenario sembra sempre più improbabile. La critica ha messo in campo ogni tentativo possibile di ridicolizzare, sminuire e sporcare, trascinando nel fango la loro carriera esplosiva, piena, emotiva, teatrale, propulsiva, (tra il 1974 e il dicembre 1992 hanno avuto 40 successi da classifica nel Regno Unito), ma il pubblico ha votato di volta in volta, e il pubblico ha votato, il più delle volte per i Queen.

Nove anni fa, la band ha investito il proprio denaro in un musical, in parte scritto da Ben Elton, nel quale vengono suonate le canzoni dei Queen. E' stato criticato da parte della stampa (un critico della rivista americana The Advocate volato al di là dell'Atlantico per assistere allo show, lo ha definito "noia completa"), ma quasi un decennio più tardi, la statua di Mercury trionfa ancora sopra l'ingresso del Dominion Theatre di Londra e, ogni notte, tutti i posti in teatro sono pieni.

"Il rispetto è una cosa divertente", dice il chitarrista Brian May, godendosi un pranzo speciale in un ristorante elegante italiano in Holland Park.

I Queen hanno avuto poco riconoscimento, suggerisco. Le sembra giusto?

"È vero", dice ridendo. " "Se ci pensi sarai sempre in disaccordo. Ci hanno detto di tutto ma io non considero nulla di tutto questo. Se lo fai ti rovina. Mi interessa quello che dice la gente, ma entrambi gli estremi sono pericolosi.”

Il batterista Roger Taylor, sorseggiando champagne su un divano in pelle nel suo attico su due piani che si affaccia Battersea Park, si trova tutta la situazione esilarante.

"Oh Dio, abbiamo sempre avuto bastonate per tutto", sorride. "La gente dice: 'Tu stai maltrattando l'eredità', e penso, beh, grazie per la vostra preoccupazione, ma, è la mia fottuta eredità!".

Cinque anni fa, è stato annunciato che il Greatest Hits 1 è stato l' album più venduto del Regno Unito di tutti i tempi, e ora i Quen hanno firmato un nuovo contratto discografico con la Island/Universal, dopo quasi 40 anni con la EMI. La band - effettivamente May e Taylor (Mercury è morto nel 1991, mentre il bassista John Deacon, mantiene i suoi vecchi colleghi "a distanza", secondo il chitarrista) - passerà i prossimi 12 mesi rivisitare la loro storia.

Le celebrazioni iniziano con una mostra fotografica - Stormtroopers in Stilettos - che apre questa settimana e si concentra sulla nascita della band, sugli anni fatto di raso, camicetta e smalto per le unghie. La maggior parte delle immagini provengono dalla collezione personale di May.

"Guardo a queste immagini con stupore," dice. "Sono così strano e spigoloso e Ero imbarazzato, ma ora mi sento veramente bene. E' come guardare i miei figli".

In seguito ci sarà la riedizione del loro primi cinque album, dal debutto ultra-glam e heavy-rock fino al panoramicamente ambizioso A Night at the Opera e A Day at the Races, che segnò la fine di una parte dei Queen.

Tutti arriveranno sul mercato in edizione deluxe, con una ricchezza di materiale, e con le rimasterizzazioni curate da May e Taylor.

La coppia è stata più vicina al loro materiale iniziale di quanto non lo siano stati per anni, e sembrano sinceramente stupiti da quello che hanno trovato.

"Si può sentire come volevamo essere intensi, appassionati e duri, ma anche molto melodicici," dice May. "Abbiamo sempre cercato di trovare il modo di realizzare ciò che sentivamo nelle nostre teste".

"Quello che è sempre stato emozionante per me è stato quando la gente amava molto i nostri dischi", sorride Taylor. "C'è una verità fondamentale lì, non ci si dovrebbe vergognare di raggiungere un sacco di gente. Cosa c'è di meglio?"

Pochi gruppi possono vantare di essere nati a King's Lynn e a Zanzibar, ma ancora meno sono le band simili ai Queen.

"La band più assurda che abbia mai vissuto", secondo Mercury. Si è formata presso l'Imperial College di Londra dalle ceneri dei un gruppo chiamato Smile, nato nel 1968.

Nei primi mesi del 1969, il loro bassista presentò a May e Taylor un suo amico chiamato Farroukh (Freddie) Bulsara (poi divenuto Mercury) che stava studiando arte a Ealing. May e Mercury avevano vissuto meno di un miglio l'uno dall'altro a Feltham, a sud-ovest di Londra, ma senza essersi mai incontrati.

"Mi ricordo la prima volta che sono stato a casa sua", dice May. "Era totalmente ossessionato da Jimy Hendrix e suonava di continuo i suoi dischi. Già allora Freddie era una star. Molto timida, ma sapeva compensare questo limite con un atteggiamento grande e sgargiante. Era un autentico dandy grave."

Continua Taylor, che ha collaborato con Freddie in una bancarella di abbigliamento usato a Kensington Market. "Avevamo questo sogno di essere in una band, ma l'unico modo di vivere che avevamo era quello di vendere abiti stravaganti. Così abbiamo venduto in giro mantelli di velluto e pantaloni stretti."

Freddie aveva la sua propria band, gli Ibex e i Wreckage, questi ultimi furono anche supporter del gruppo psichedelico degli Iron Butterfly, ma entrambe le formazioni non ebbero successo.

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Verso la fine del 1970, dopo aver provato vari lavori, compreso il funzionamento di un bookmaker, i tre formarono i Queen. Taylor ricorda il loro primo concerto fu organizzato da sua madre: guadagnarono 50 sterline per suonare per la Croce Rossa a Truro.

Poco tempo dopo, facendo concerti regolari e provavano le loro canzoni presso l'Imperial College. La band firmò per EMI alla fine del 1972 e furono introdotti sulla scena con un concerto showcase al Marquee.

Il loro primo singolo però, Keep Yourself Alive, si rivelò un, mentre il loro ambizioso album di debutto non riuscì a sfondare.

Nel frattempo, David Bowie stava sviluppando un enorme successo con un mix simile di glam e hard rock. "E 'stato un periodo traumatico," dice Taylor. "Abbiamo sempre temuto di essere abbandonati. Ci è voluto così tanto tempo per ottenere il primo successo."

"Io e Freddie andavamo tutti i giorni in autobus dal nostro manager per chiedergli perché non stesse accadendo nulla o perché non riuscivamo a tornare in studio," racconta May. La band per registrare agli inizi sfruttava i tempi di inattività di Bowie che stava lavorando presso gli stessi studi. La chiamata non arrivava mai prima delle 3, ma quando accadeva andavano di corsa e lavoravamo fino a quando non faceva mattino. "E' stato un disastro", ride May.

I Queen intrapreso poi un tour intensivo, tra cui un viaggio infame negli Stati Uniti con i Mott the Hoople. Una recensione apparsa su Billboard nel 1974 ammonì Mercury come "pendente e un pò troppo drammatico in scena", ma intanto le folle si dedicavano sempre di più al gruppo.

"I Mott erano perfetti per noi," dice Taylor. "Hanno avuto una mentalità aperta, molto rock 'n' roll.”

"E 'stato quando abbiamo imparato ad essere rock star," May sorride. "Proprio come si pensava che la giornata fosse finita, uno dei Mott usciva dalla propria stanza, carico di bottiglie e di qualsiasi altra cosa e si ricominciava. E' stato molto, molto pieno come periodo e molto emozionante."

Tutto il tour fatto per Queen II fu un vero e proprio colpo, poi Bowie ha aiutato di nuovo, tirandosi fuori dal programma Top of the Pops, rinunciando a parteciparvi all'ultimo momento. I Queen furono chiamati a sostituirlo e Seven Seas of Rhye divenne la loro prima hit.

"Abbiamo ottenuto il nostro gancio nel mainstream," dice Taylor. "La situazione si è ampliata, ma è stato duro. Fred non uscire dal furgone per notti intere perché lui e Brian si laccavano le unghie di nero e rovavano abiti, ma il pubblico a Liverpool e Glasgow e Newcastle ci amava.

Il terzo album della band, Sheer Heart Attack, li spinse sopra le righe. Gli eccessi più atroci furono po' frenati, a favore di una maggiore razionalità. Taylor lo descrive come "grande, ma non così ridicolo". Il singolo Killer Queen divenne il loro più grande successo di quel periodo.

I Queen avevano altri problemi, comunque. Nella stessa sera dovevano suonare in due spettacoli e durante il tour Mercury sviluppò con noduli alla gola, e la band era in pessimi rapporti con il proprio manager. "Siamo stati senza un soldo", dice May.

Un nuovo patto con il manager di Elton John, John Reid, ha permesso di eliminare queste preoccupazioni, e in breve la band realizzò il nuovo singolo, Bohemian Rhapsody. La EMI non era d'accordo nel pubblicarla come singolo, preferendo un brano più adatto alle radio. Ma alla fine nessun taglio è stato eseguito nonostante la durata della canzone, che rimase al numero uno in classifica per due mesi. L'album che seguì, A Night at the Opera, entrò subito nella top ten in tutto il mondo. Taylor ride, ricordando come, quando i Queen tornarono in studio per registrare il successivo A Day at the Races, si resero conto che per Opera era "maledettamente impossibile dare un seguito.”

Il ripensare al passato ha fatto riconsiderare a May e Taylor anche i 20 anni che trascorsi dalla morte di Mercury. "In questi giorni, il nostro fuoco creativo è più come una brace che sfarfalla di tanto in tanto," dice Taylor. May agita il suo espresso e sorride. "Vorrei solo che lui era fosse qui a godere di questo con noi. Avrebbe amato tutto questo. All'inizio eravamo io e Roger, e adesso siamo di nuovo noi due, ma Freddie è sempre con noi. Lui è eterno, parte del tessuto di ogni giorno della nostra vita.

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