Un libro…una vita.

La recensione di Ramona Di Grazia di una bella biografia di Fred

Mi permetto di occupare un po’ di spazio all’interno di questo sito che trovo sempre molto interessante e ricco di spunti da approfondire e sui quali riflettere.

Quando sono stata a Montreux, lo scorso Settembre, una delle mie priorità è stata quella di “esplorare” fin da subito il bazar che dedica un angolo ai nostri Queen (chi c’è stato avrà visto che si può davvero trovare una varietà interessante di libri, gadget, album con tanto di autografi e molto altro), ed ecco che trovo subito questo “This was the real life – The tale of Freddie Mercury” (libro del quale esiste solo la versione in lingua inglese). Ne avevo sentito parlare da un amico e ne avevo letto una parte ma non riuscivo a trovarlo sui vari siti di vendite on-line. Devo dire che è stata per me una piacevolissima sorpresa e con queste poche parole cercherò di spiegarvi il motivo.

Questo libro, a mio avviso una delle reali testimonianze di come Freddie ha vissuto e di cosa fosse Freddie l’uomo oltre l’artista, è stato scritto a quattro mani da David Evans e David Minns. Per chi non conoscesse i due appena citati una breve introduzione.

David Evans: dopo l’università ha lavorato per Silvio Narizzano (direttore televisivo e cinematografico) prima di essere assunto come assistente di Barry Frost, general manager della John Reid Enterprises al tempo della collaborazione con i Queen. Dopo aver lasciato l’ambiente musicale è divenuto autore di alcune biografie tra le quali “Cat Stevens – The Boy Who Looked At The Moon”.

David Charles Minns: ha lavorato per Roger Clifford e Peter Thomson occupandosi di promozione teatrale prima di essere assunto presso la società di Freddie, la Goose Productions Company. Successivamente ha lavorato in produzioni televisive e nella direzione di vari artisti e autori musicali, oltre ad essere stato per circa 3 anni, compagno, a fasi alterne, di Freddie. David Minns è venuto a mancare nel 2007 all’età di 53 anni, ed il libro in questa edizione (credo l’ultima uscita) è dedicato alla sua memoria, e non solo.

 

Molto interessante la introduzione da parte di Minns ed il suo inizio nella scena musicale e teatrale londinese. Da qui si inizia a comprendere meglio l’humus di quegli anni (a cavallo tra i 60’s ed i 70’s) e di come l’industria musicale fosse un business sempre più dinamico e di rilievo. In questa parte David Minns, ci racconta il suo primo incontro con Freddie Mercury ed alcuni aneddoti legati alla loro relazione, o liti scaturite dalla gelosia reciproca dell’uno verso l’altro.

Ecco come l’autore ci descrive il primo incontro: “Era Luglio del 1975 e Malcolm, un mio vecchio amico, disse – Caro, il mio amico è una “queen” di un gruppo rock ed è molto depresso, ha bisogno di consolarsi – ed ancora –  voglio che tu conosca Freddie, è un po’ giù di corda . –  

Quando lo incontrai, gli chiesi – Veramente, cosa ti succede? – E lui replicò -  Sono solo incazzato per il modo in cui stanno andando le cose con il nuovo album, pare che non si veda la fine – Fu allora che rimasi attonito perché quando Malcolm aveva detto queen voleva dire QUEEN il gruppo rock e non che il suo amico fosse una checca.

Malcolm e Freddie si conobbero quando Freddie aveva un banco al mercato di Kensington e Malcolm lavorava per un parrucchiere nelle vicinanze. Freddie cominciò a parlare di più e proseguì spiegando che Brian May, chitarrista dei Queen, era stato malato per un periodo e questo aveva ritardato il processo di registrazione. Non era solo per questo, Freddie si lamentava anche del loro management, costituito dai fratelli Sheffield presso gli studio della Trident, e di come sentisse che i Queen fossero derubati”.

David Evans altresì impreziosisce la parte introduttiva con poche righe ma efficaci scritte nel Novembre del 1991 e che qui vedono l’inizio: “ Fama, celebrità, divismo... Ricchezza, successo, rinomanza…Chiamate alla ribalta, applausi….Lodi, elogi superlativi…Può aver commesso qualche errore ma fu una star fino alla fine e Freddie amava essere una star. Non ha mai voluto essere niente di diverso. Lo incontrai la prima volta nel 1975 quando, dopo tre album, il nome Queen era già noto all’estero. Freddie era conosciuto ma non era ancora famoso. Dopo Bohemian Rhapsody , l’ho visto trasformarsi in una celebrità; l’ho visto raggiungere le sue ambizioni. Lui stesso disse in video che non sapeva cucinare e che sarebbe stata una casalinga inutile, e quindi Freddie decise che il suo lavoro sarebbe stato diventare una star.”

 

Oltre a David Minns e David Evans che ci parlano in prima persona di Freddie, all’interno del libro si trovano gli interventi dei seguenti collaboratori:

  • Derrick Branche (compagno di scuola in India tra dal 1957 al 1962);
  • Eddie Howell ( cantante ed autore musicale britannico; collaborò con Freddie nel 1976 nel singolo Man From Manhattan)
  • Peter Straker (nato in Giamaica, Peter arrivò in Inghilterra insieme a sua nonna ed i fratelli per raggiungere la madre. Ha lavorato nel musical Hair e registrato alcuni album e collaborato con Freddie in tre album. Uno dei migliori amici di Freddie).
  • Caroline Boucher (giornalista musicale, collaborò con l’ufficio stampa della John Reid Enterprises dal 1974 al 1977);
  • Annie Nightingale ( nota Disc Jokey della BBC Radio; dal 1978 in poi presentò la Old Grey Whistle Test insieme ad altri colleghi);
  • Nina Myskow (giornalista, editrice della Jackie Magazine, scrittrice di musica rock  sul The Sun, critico televisivo sul News of The World. Continua a scrivere per il The Sun);
  • Mike Moran (compositore, musicista, direttore musicale; ha lavorato con Freddie nel singolo The Great Pretender e per l’album Barcelona);
  • Jacky Gunn (ha iniziato a lavorare per la Queen Production nel 1982, la sua principale responsabilità è la gestione del Fan Club Internazionale; insieme a Jim Jenkins è autrice della Biografia Ufficiale del gruppo);
  • Jim Jenkins ( lavora per l’autorità portuale di Liverpool, conosciuto come il fan più longevo dei Queen, si iscrisse al Fan Club nel 1974 quando era gestito da Pat e Sue Johnson della Trident);
  • Paul Gambaccini (detto anche Gambo è un giornalista, scrittore e giocatore di soft-ball. Uno dei più quotati ed accreditati conoscitori dell’ambiente musicale);
  • Gordon Atkinson (dal 1976 amico e medico personale di Freddie);
  • David Munns (entrò a far parte della EMI nei primi anni 70 come direttore generale. Successivamente ha lavorato per la Polydor Records e la Polygram International);
  • Peter Hince ( è stato il roadie personale di Freddie dal 1975 al 1986. Successivamente è divenuto un fotografo di successo);
  • Gary Langan (produttore, operatore ed assistente di studio ha lavorato con i Queen per gli album SHA, ANATO, ADATR e NOTW);
  • Chris Taylor (meglio conosciuto come Crystal, è stato il roadie personale di Roger dal 1975);
  • Billy Squier (nato a Boston, attualmente vive a New York; autore e cantante. Conoscente di Freddie per molti anni ha lavorato con lui verso la metà degli anni ’80);
  • Tony Hadley (voce principale del gruppo Spandau Ballet. Ha intrapreso anche una carriera da solista);
  • Tim Rice (scrittore inglese ed autore di testi, celebre per Jesus Christ Superstar ed Evita);
  • Ann Ortman (disegnatrice di gioielli conosciuta a livello mondiale e pittrice con l’uso della tecnica acquarello. Pitturò un ritratto dei gatti di Freddie nel 1988);
  • Diana Moseley (stilista. Ha lavorato per molti video dei Queen e di Freddie. Realizzò i costumi del Magic Tour);
  • Trevor Clarke (amico e confidente di Freddie. Lavorava prettamente nei locali notturni come intrattenitore);
  • Sarah Standing (ha lavorato per la John Reid Enterprises dal 1976 al 1977);
  • Sarah Harrison (ha lavorato per tutta la vita nella moda e nello spettacolo; per molti anni è stata l’assistente di Harvey Goldsmith e conobbe Freddie sia sul lavoro che personalmente);
  • Nigel Quiney (disegnatore di confezioni regalo e biglietti di auguri sin dai primi anni 60);
  • Cherry Brown (amico e confidente di Freddie);
  • Elaine Paige (ha partecipato a molti musical nel West End, Evita compreso. Ha lavorato a stretto contatto con Freddie quando registrò il Queen Album);
  • James Arthurs (amico e confidente di Freddie);
  • Peter Freestone ( iniziò a lavorare per i Queen nel 1979 e divenne assistente personale di Freddie dal 1982 fino alla fine).

Il libro è articolato nei seguenti 3 capitoli:

  • First Impressions
  • Caught in the Landslide
  • Final Thoughts

Nel capitolo First Impressions i vari personaggi citati nel libro raccontano il loro primo incontro con Freddie. Questi racconti sono niente di più che una cronaca delle circostanze, con tanto di aneddoti , legate al momento in cui Freddie entrò per caso, per amicizie comuni o per motivi professionali nelle loro vite.

Nel capitolo Caught in the Landslide si continua a raccontare episodi legati alla conoscenza di Freddie. Curiosità, stralci di vita personale e professionale che si intersecano con quelli della vita di una rock star, divertente, ambiziosa ed appassionata.

Nel capitolo Final Thoughts come tristemente potrete immaginare, arriviamo alle considerazioni finali su ciò che Freddie ha rappresentato umanamente e professionalmente od a semplici pensieri circa la perdita di una persona preziosa, di un amico. Vi riporto alcune frasi tratte proprio da questa terza parte:

Peter Hince: “L’ultima volta che lo vidi fu alla festa dell’anniversario dei 20 anni al Groucho Club. L’ultima cosa che mi ha detto è stata: Grazie per essere venuto. Lo apprezzo davvero. “

Billy Squier:  “Scrissi questo il giorno dopo la sua morte. Uscì fuori abbastanza rapidamente nel corso del pomeriggio; non fu un processo laborioso (forse la sua famosa spontaneità restò con me alla fine). Quando si perde qualcuno che si ama, qualcuno che è così importante per te, si percepisce un tremendo senso di inutilità e nullità. Volevo disperatamente fare qualcosa – per lui e per me …ma cosa? Bene, questo è ciò che ho fatto e ciò che lui sarà sempre per me. “

Gordon Atkinson: “ Non si lamentò mai e le sue angosce furono di più per gli amici e la famiglia che per sé stesso”.

Jim Jenkins: “ In quanto fan fui onorato di essere presente alla celebrazione del 20° anniversario. Andai da lui e lo ringraziai per i meravigliosi 17 anni che mi aveva dato. Sarà sempre con me, fino al giorno in cui me ne andrò e lo raggiungerò”.

Mike Moran: “ E’ assolutamente insostituibile. Lui era mio amico e penso a lui ogni giorno”.

Peter Freestone: “ Per quanto mi riguarda, Freddie era il maestro, e quando morì, la scuola chiuse per sempre ed allora toccò a noi uscire e fare uso di ciò che avevamo imparato, di ciò che ci aveva insegnato. Era il più gentile e generoso uomo che avessi mai incontrato.”

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Mi piacerebbe concludere questo spazio con una delle cartoline che Freddie scrisse a David Minns (volutamente non tradotta) e che viene riportata da David Evans nell’epilogo del libro:

“ My Dearest David – Here’s wishing you a lovely birthday this our second one together and hope there are many more – I’ve often wondered what a tart and a pudding look like when they’re old and grey, Love you always kisses – Mercles “.


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